In memoria di p. Anselmo Di Biase
In questo giorno così solenne in cui celebriamo la festa
del serafico Padre San Francesco, non potevamo non ricordare con affetto e
gratitudine il nostro amato Padre Anselmo, che il 13 giugno di questo anno ha
concluso la sua esperienza terrena, lasciando in tutti noi un vuoto
incolmabile. Questa bella targa di marmo che abbiamo appena inaugurato vuole
essere un segno tangibile, e a tutti visibile, della stima, della riconoscenza
e della gratitudine verso colui che per lunghi anni, anzi lunghissimi anni, di
permanenza nella città di Avezzano in questo Sacro Convento, sotto lo sguardo
vigile della Madonna di Vico, a Lui tanto cara, è stato per noi tutti Padre,
maestro ed amico, si un vero amico, così mi piace ricordarlo, come un vero
amico, sempre pronto all’accoglienza, disponibile verso tutti con la sua parola,
il suo insegnamento e soprattutto la sula testimonianza di vita come frate
minore cappuccino, povero, semplice ed umile, innamorato di Cristo e della
Chiesa, e proprio perché innamorato di Cristo ha saputo amare con affetto
paterno tutti coloro che la provvidenza ha messo sulla sua strada, nei lunghi
anni di Ministero Sacerdotale. Quello che deve restare in noi però non è un
semplice ricordo, ma al ricordo bisogna unire la testimonianza, in particolare
la nostra, noi che abbiamo avuto la fortuna di stare così a stretto contatto
con Lui, possiamo testimoniare meglio di altri ciò che Padre Anselmo è riuscito
a seminare e a costruire dentro ciascuno di noi, ….. non ci ha chiesto grandi
cose, semplicemente ci ha chiesto di essere dei Cristiani autentici, e di vivere pienamente la nostra vocazione
battesimale, si questo era quello che a Lui premeva di più, me lo ripeteva
spesso, di poter dire, in tutta umiltà, di aver fatto un Cristiano . ... dunque quale è il suo lascito spirituale, per tutti noi? E’ quello di
amare Cristo e il suo Vangelo. Ho potuto cogliere questo messaggio rileggendo
alcune parole scritte proprio da Padre Anselmo, su un piccolo libro del Vangelo
che mi regalò, e questa sera voglio parteciparle a voi tutti, perché le
considero veramente come un suo testamento spirituale, un invito per tutti a
prendere il Vangelo e a vivere il Vangelo. Ecco le sue parole testuali...
Avezzano 4 Ottobre 2014
Valter
Buttari
Grazie Santa Maria di Vico,
alla cui ombra si è svolta
la storia dei Minori Cappuccini
in Avezzano
e la storia di gran parte
della mia stessa vita.
Padre Anselmo Di Biase da Tortoreto
Fra Anselmo Di Biase (al secolo Gabriele) è nato a Tortoreto (TE) il 3 dicembre 1922; ha vestito l’abito cappuccino il 23 settembre 1939; ha emesso la professione temporanea il 25 settembre 1940 e quella perpetua il 15 ottobre 1944; è stato ordinato presbitero il 22 marzo 1947; è tornato alla casa del Padre il 13 giugno 2014.
Servizi svolti
1947-‐1948 L’Aquila: vice rettore degli studenti teologi; 1948-‐1950 Sulmona: insegnante nel seminario minore; 1950-‐2012 Avezzano: Parroco; ha ricoperto più volte l’ufficio di guardiano e di vicario; 2012-‐2014 Pescara Colli – Infermeria.
Non abbandonerai la mia vita negli inferi!
Dopo due anni di assenza - perché trasferito nell’infermeria provinciale di Pescara Colli per
anzianità e malattia -, p. Anselmo torna tra i suoi di Avezzano per l’estremo saluto. Ho interpretato
come suo desiderio e di tanti devoti riaverlo qui in quest’ora: dopo sessantaquattro anni di
ininterrotta e significativa presenza in questa comunità non si poteva che celebrare qui la sua
Messa esequiale e la sua salma non può che riposare in questa terra che ha amato e tra quelli che
lo hanno amato.
È la liturgia del giorno ad ispirarci i sentimenti della fede in questo momento di congedo da
p. Anselmo: «il Signore è mia parte di eredità e mio calice, nelle tue mani è la mia vita. Per questo
gioisce il mio cuore ed esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro, perché non
abbandonerai la mia vita negli inferi, né lascerai che il tuo santo veda la fossa». L’autore sacro ci
aiuta a professare la nostra fede pasquale nel Cristo risorto e a rileggere la vita del nostro fratello
alla luce di una storia di salvezza che ha il suo compimento in Dio.
P. Anselmo è stato religioso cappuccino e sacerdote, vicino al cuore di Dio e a quello dei
fratelli, particolarmente attento ai bisogni della gioventù e dei bambini, premuroso verso i malati,
promotore del decoro della liturgia e del canto, devoto della Vergine Maria.
Anche se schivo e riservato, il caro p. Anselmo amava narrare alcuni episodi della sua lunga
storia di vita religiosa e sacerdotale trascorsa in questo luogo; i suoi racconti erano abitati da volti
e da storie molteplici, erano densi di emozioni forti, incastonati nelle trame difficili di una società
stremata dall’ultima guerra, gravata per di più dalle ferite ancora aperte del tragico terremoto del
1915 e proiettata timidamente “nell’era” del nuovo seppur lento sviluppo economico. Non esagero
affermando che p. Anselmo insieme ad altri confratelli cappuccini è stato un promotore della
ricostruzione della realtà sociale di questo quartiere e un punto di riferimento, l’uomo di Dio di cui
ci si poteva fidare e al quale si poteva ricorrere al momento del bisogno.
Durante il 2012, a seguito dell’improvvisa chiusura del convento, venendo per un lungo
periodo ad Avezzano per celebrare la Messa domenicale delle ore 10.00, ho sentito spesso parlare
di p. Anselmo e delle sue attività; da questi ricordi e da quelli dei miei confratelli che hanno
convissuto con lui, attingo ora qualche tassello di una vita sacerdotale ricca e feconda. Sono
riconoscente soprattutto a p. Franco Palumbo, il quale mi ha inviato proprio qualche settimana fa
alcune memorie, perché potessi conservarle nel nostro Archivio provinciale.
Racconta p. Franco: «p. Anselmo non era facile alle aperture e alle confidenze. … Diverso
era verso i giovani: aperto, affabile, accattivante. Sapeva interessarli, coinvolgerli, impegnarli. Li
seguiva e li aiutava nei loro compiti scolastici; li accoglieva in convento perché potessero studiare
senza distrazioni; li stimolava e, all’occorrenza, si metteva a loro disposizione, soprattutto per il
latino e le materie classiche. Molti devono a lui il diploma o la laurea. … Proprio per i ragazzi, per
poterli accogliere e intrattenere, stimolò i superiori del tempo: p. Urbano prima e p. Gaudenzio poi
- nei primi anni ’50 -, a costruire e sistemare la parte nuova del convento, quella volta verso SE. Si
ebbero così aule ampie e luminose dove accogliere la gente. In seguito, quando la chiesa divenne
parrocchia, lì si svolgevano le più varie attività come il catechismo ai ragazzi, riunioni e adunanze
per recite e rappresentazioni. Eretta la Parrocchia, lui ne fu il primo parroco. Un’attenzione
particolare la riservò ai fanciulli, soprattutto in vista della prima Comunione e della Cresima e agli
Sposi da preparare ed accompagnare verso il matrimonio. E i bambini dell’età prescolare? Soffriva
nel vederli in strada mezzo nudi, mocciosi e sporchi (si era nel primo dopoguerra e il rione si
veniva popolando di gente emigrata dai paesi vicini ad Avezzano spinta dalla miseria e dalla fame).
Fu allora che pensò ad una scuola materna privata (che poi divenne statale). Per essa fu adattato
il piano superiore della nuova ala del convento… in tal modo le mamme sarebbero state “costrette”
a curare i piccoli da portare a scuola puliti, ordinati e ben vestiti e, nel contempo a guardare anche
se stesse e il decoro della propria persona, dovendo uscire di casa con i figli».
Spiccava dunque in p. Anselmo una particolare attitudine all’educazione dei giovani, e una
paternità sensibile che riusciva a far emergere le loro qualità nascoste, riponeva inoltre fiducia nei
loro talenti e li invogliava ad elevarsi negli studi e nelle capacità professionali, insomma il convento
– senza mai perdere quel senso di raccoglimento e di decoro – era la casa dei giovani del
quartiere.
«Altra sua particolare vocazione era la bellezza del culto. Le funzioni, i riti, le messe festive,
tutto preparava per tempo e con grande meticolosità. Era lui che dirigeva ogni cosa e guidava le
celebrazioni. Il raccoglimento doveva essere alto, il rito degno di Dio, a cui era rivolto. Gli
inservienti, il coro, lo stesso celebrante, si muovevano ai suoi cenni, discreti ma sicuri».
Sarebbero davvero tante le cose da ricordare, ma le portiamo nel cuore, di un’altra nota
caratteristica però non si può tacere: la sua devozione alla Madonna. Ricorderete tutti certamente
che p. Anselmo amava particolarmente l’immagine della Vergine Maria, venerata come Madonna di
Vico. Di questa immagine andava particolarmente fiero poiché tanto si adoperò per ricondurne da
Roma in questa nostra chiesa la sua antica e artistica effigie. Le trattative con l’allora Ministro della
Pubblica Istruzione Oscar Luigi Scalfaro, poi Presidente della Repubblica, furono veramente efficaci
dal momento che l’immagine ha ritrovato il proprio posto nell’abside della chiesa dei cappuccini.
Caro fratello, come ha ricordato il vangelo odierno, nella vita non c’è bisogno di giurare,
poiché la sincerità della parola e la coerenza della vita rende credibile un uomo. Grazie dunque per
il segno indelebile che lasci tra noi della tua vita buona ispirata al Vangelo e all’esempio di s.
Francesco, mentre per te chiediamo la ricompensa dei giusti e la gioia eterna del paradiso. Amen.
Avezzano, 14 giugno 2014
Fra Carmine Ranieri
Ministro provinciale OFM.Cap
Il Vangelo …libro della vita
Gesù
sia fino all’ultimo dei tuoi giorni:
Il
Vangelo è il libro della Verità,
della
Vita, della Carità, del Dovere,
della
Libertà, della Felicità, della Scienza,
della
Preghiera, della Gloria, dell’ Immortalità.
Vivere
in margine al Vangelo non è progresso,
ma
regresso di xx secoli:
è
Gesù.
Da
tempo forse cerchi una formula
Risolutiva
di vita…esiste già da xx secoli:
è
Gesù.
Nel
Vangelo incontrerai Gesù, lo farai
interrogare…
ascoltare
la sua parola ….
·
S. Cecilia portava sempre nel petto il
Santo
Vangelo:
portalo
pure tu e porterai Gesù con te.
·
Rendi
al S. Vangelo lo stesso onore che
renderesti
a Gesù.
·
Tutte
le volte che il tuo cuore vorrà
palpitare
nobilmente dovrà palpitare
all’unisono
col S. vangelo
Stringi
il S. Vangelo nell’ora della tentazione,
e
ne sarai liberato.
Nell’
ora della morte,
e
sarà la chiave
d’
oro per aprirti la porta del paradiso
Da alcuni
scritti di P. Anselmo
Al frate buono
Carissimo Padre Anselmo,
eccoci qua’, non so’ se ci ascolti o ci
vedi,
ma ti garantisco che ci siamo tutti.
Ci hai lasciati come era Tuo solito fare, senza clamori,
senza
esagerazioni e nel modo più semplice possibile.
Queste parole non vogliono essere un saluto, l’ultimo saluto,
ma
semplicemente un ringraziamento.
Ognuno di noi ha il dovere di
ringraziarti per quello che ci hai trasmesso e insegnato,
non solo sotto
l’aspetto religioso ma soprattutto sotto il lato umano.
Nei 60 anni trascorsi in questa città , in questo convento,
hai visto
passare diverse generazioni.
Tutti gli abitanti di questo quartiere, e non solo,
potrebbero oggi
raccontare uno o più episodi legati alla
Tua straordinaria persona.
Pur essendo oggi un giorno triste per tutti noi,
Ti ringraziamo e
vogliamo ricordarti come sarebbe piaciuto a TE.
Per noi resterai sempre e semplicemente :
Padre Anselmo
Avezzano li 14/06/2014
Silvio Amicuzi
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